venerdì 27 febbraio 2015

XTC - The compact XTC. The singles 1978-1985 (1987)

This is pop, se lo dicono da loro stessi. Ma il pop degli XTC è naturalmente, e quasi impercettibilmente, minato al proprio interno. Gli inglesi hanno sempre avuto un debole per fanfare e pompe e marcette: è il loro lato monarchico e istituzionale a consentirlo; eppure tale istinto nazionale è, nei migliori casi, messo sottilmente in pericolo da un'ironia lunare, una sorta di understatement metafisico: "Non pigliamo la vita troppo sul serio. La vita, ce lo dice pure il nostro poeta maggiore, è davvero una barzelletta. E neanche la musica pigliamo sul serio, per carità; figuriamoci la regina". Da questo punto di vista, XTC e Sex Pistols, Deviants e Sham 69 operano su piani diversi, ma dalla stessa parte della barricata. Gli americani, invece, a cui tale sentimento scettico difetta totalmente, la mettono giù piatta: infatti hanno inventato il rock e l'hardcore e la no-wave (mica la new). Persino l'heavy metal inglese ha un carattere più morbido e evocativo rispetto a quei trucidoni di Slayer, Metallica e altri sanguinosi figuri ...
Il pop sghembo degli XTC ha le proprietà anzidette: estrema facilità d'ascolto, certo, melodie capaci di attaccarsi alla memoria, ma anche un andamento che, a sentirlo bene, è un pochino claudicante e che, quando gli dai spago, ti piglia per i fondelli; un piattino invitante, insomma, fresco, dolcissimo, che va giù per il gargarozzo vellicando tutte le papille del gusto, eppure non è un pastone ultracalorico che cerca di ingannarti a forza di zuccheri come i gelati di polistirolo del Mc's ... ha un retrogusto con qualcosa in meno ... e quindi, alla lunga, qualcosa in più ... qualcosa di imperfetto e memorabile che ti dà voglia di assaggiarlo di nuovo ...

martedì 24 febbraio 2015

Joe Cocker - Mad dogs & Englishmen (1970)

Alle 7.25 circa, davanti all'edicola, o meglio: davanti alla copertina (a sinistra) in mostra presso un'edicola (una delle superstiti edicole romane) è partita la prima bestemmia ... non per il contenuto - merda purissima, ça va sans dire - ma per l'inutile ambiguità della sintassi ... "Come non l'avete visto" a cosa si riferisce? Se al "paese" nulla da eccepire ... in una rivista, però, sedicente musicale, che titola un numero "Le cento facce della musica italiana" credo che il "visto" si concordi a "suono" ... un suono mai visto, insomma ... sinestesia di rara sensibilità ...
Un paese meraviglioso, davvero ... peccato che tocca viverci ... il prosieguo della giornata non lo augurerei a uno psicopatico seriale ... la realtà purtroppo è una: l'Italia sta sbracando irreversibilmente. Incredibile la tenacia nel non far funzionare nulla, dai trasporti pubblici alle poste agli snodi essenziali del vivere quotidiano; laddove una pratica qualsivoglia può filare vaselineggiando verso una felice conclusione, ecco il cialtrone di turno tirare fuori dal magico cilindro dell'inettitudine l'ultima circolare o leggina o impedimento (a volte inventati di sana pianta) ... ovvero gli inesausti moltiplicatori (per dieci) di altrimenti inesistenti difficoltà burocratiche ...
Siamo in un cul de sac: impossibile uscirne per via democratica; parimenti impossibile uscirne con una rivoluzione: ecco la nevrosi dell'italiano contemporaneo; sente che ogni via è chiusa, ma non ha la forza di rompere gli schemi e rischiare la pelle ... certo, in un modo ne usciremo: orizzontali, per dirla alla Tex Willer ...

Alla fine di questa giornatina mi son messo ad ascoltare il povero Joe Cocker, altro superclassico che non ho mai ascoltato davvero in vita mia ... mal gliene incolse ... a parte She came in through the bathroom window, vicina al mio cuore sol perché era la sigla televisiva di un programma RAI d'antan, il tutto mi è sembrato straordinariamente ordinario ... straordinariamente ordinario ... vi piace? devo metterci il copyright se no Rolling me lo ruba subito questo meraviglioso calembour ... mi chiedo il motivo per cui certi LP continuino a rimanere punti fissi dell'adorazione rock ... certo, un disco di gospel bianco piacevole e ben suonato, uno dei tanti cresciuti nel fertile solco dell'English blues e affini, ma finiamola qua ... 
A volte mi sorprendo a pensare che tale opera di revisione sia la conseguenza di un declino: quello del potere d'influenza delle majors ... la propaganda, insomma, non riesce più sobillare con la forza di prima ... da un'epoca cinquantennale in cui le storie del rock (cartacee) riportavano - inevitabili! - Mad dogs tra gli imperdibili, si sta lentamente scivolando in un caravanserraglio musicale caotico, pletorico, e con scarsi riferimenti critici, ma, per una volta, dai giudizi assolutamente liberi dai pre-giudizi ... e  il povero Cocker ci lascia la pelle ... ma noi gli vogliamo bene comunque: evviva Joe!

sabato 21 febbraio 2015

Nitty Gritty Dirt Band - Will the circle be unbroken (1972)

Quando ero ragazzetto non lo comprai perché non avevo una lira (che era sempre meglio dell'attuale 'non avere un centesimo', ndb) ... poi non lo comprai perché avevo letto una recensione coi termini 'leggendario' e 'storico' dentro ... quindi altra musica cominciò a frullarmi per la testa ... in breve: l'ho ascoltato solo ieri sera, con trent'anni di ritardo.
Un gruppo di ragazzotti di buona volontà (della costa pacifica, quindi in odore hippie) arruola alcuni interpreti country e bluegrass delle precedenti generazioni (Doc Watson, Merle Travis) e, con piglio da improvvisatori, celebra brani classici del genere.
Una operazione revival nata contro il Nashville sound più deteriore (basta guardare l'omonimo film di Altman per capire) e le contaminazioni con il rock - operazione che, a distanza di decenni, lascia il tempo che trova.
Il country e il bluegrass che la Dirt Band intende preservare è già ampiamente derivativo; il patrimonio tradizionale della popolazioni immigrate degli Appalachi aveva cominciato a subire mutamenti sin dall'approdo delle stesse sulla costa atlantica, nel Settecento circa.
Cosa sia rimasto di quel folk radicale (le radici del folk americano, nientemeno) nel secolo a noi prossimo è questione che lascio ai musicologi più dotti e avvertiti ... Il disco della Gritty Band, invece, posso giudicarlo: mi ha lasciato del tutto indifferente.
E aggiungo: cosa ne sarà di questa musica (il country del 1972, o del Novecento) quando tutto l'apparato di propaganda americano sarà risucchiato nel nulla (sic transit gloria country)? Diventerà, forse, un semplice documento sociale da studiare ... Almeno per chi ne avrà voglia ... 
La noia non è mai una buona pietra critica: anzi, ritengo immorale usarla; tuttavia, per una volta, a un disco oppongo il mio sbadiglio.

mercoledì 18 febbraio 2015

An anthology of noise and electronic music vol. 3 - Third a-chronology (2004)

Michael Rother
Indice generale/General index

Bernard Parmegiani - De natura sonorum: matières induites
Hugh Le Caine - Short presentation of the 1948 sackbut: the sackbut blues, followed by a noisome pestilence
Keith Fullerton Whitman/Hrvatski - Stereo music for Serge modular prototype
Ilhan Mimaroglu - The last largo
Michael J Schumacher - Room pieces: excerpt
Justin Bennett - Ovipool
Scott Gibbons/Lilith - Reciprocal
Fred Szymanski/Modular - Flume
Francisco López - Untitled #148
Zbigniew Karkowski - Execution of intelligence
Masami Akita/Merzbow - Birds and warhorse
Michel Chion - Requiem: dies irae
Erkki Kurenniemi - Sähkösoittimen Ääniä #4 + #1
Carsten Nicolai/Alva Noto - Time…Dot
Peter Rehberg/Pita - Early Work 6
Herbert Eimert & Robert Beyer - Klangstudies II
Günther Rabl - Eve
Asmus Tietchens - Teilmenge 35 C
Michael Rother - Feuerland
Faust - The Faust Tapes: Untitled #16 + #17
To Rococo Rot - Contacte
Rune Lindblad - Till Zakynthos (Op. 205)
Carl Michael Von Hausswolff & Erik Pauser/Phauss - Eternal L

lunedì 16 febbraio 2015

David Bowie - Strange fascination (live in LA, September 5 1974) ovvero: la dittatura arriva a passo di Carnevale

Se tutti i bootleg fossero così ... registrazione di buona qualità, bravi interpreti, e alcune delle migliori canzoni pre-1974, comprese quelle che mi premevano, quelle di Diamond dogs (1974), volgarizzazione rock del 1984 di George Orwell ...
Tante chiacchiere su Orwell, al liceo, all'università, e ora che ci siamo dentro nessuno osa fiatare ... l'Italia nel proprio 1984 ci sta entrando a passo di Carnevale, non sia mai ... in fondo siamo il paese della Commedia dell'Arte e non di Macbeth ... un vero ingresso trionfale, col passo dell'ubriaco, agghindata coi festoni di Sanremo, fra lanci di coriandoli, botti e vassoi di frappe e castagnole ... fra strepiti e applausi sfila il carro di Viareggio della democrazia: nani di cartapesta, giornalisti con la lingua prensile, mignottoni ridenti, i soliti molestatori di verità ...
A tratti (solo a tratti, poi mi ricompongo) rimango sorpreso, addirittura esterrefatto, dalla mancanza di qualsivoglia resistenza ... silenzio, alzate di spalle, mormorii, risatine ... e poco altro ... niente di nuovo sul fronte orientale? Macché, non si muove foglia ... settant'anni di repubblica liquidati sottobanco, mentre il popolino spara i mortaretti ... la Resistenza, Bella ciao, le fucilazioni, i costituenti, Pertini, Vassalli, Moro, Berlinguer, Almirante ... la nostra minuscola, tragica storia ... au cabinet, per dirla con il misantropo Alceste!
Volevo parlarvi di chissà quali cose ... in testa ho uno stormo di uccelli impazziti di odio e risentimento ... ad esempio di come Orwell ha scopiazzato Evgenij Zamjatin (il suo Noi anticipa 1984 di qualche decennio) ... e di come la libertà si dia via - sempre! - in cambio di una falsa promessa di felicità e benessere ... falsa!
Mi accorgo, però, di non avere voglia di continuare ... è anche tardi, invecchio ... il sangue si fa vecchio e non muove più la rabbia ... del resto, a chi interessa? 
Anch'io mi arrendo ai nuovi tempi.
Mi preparo alla guerra.

venerdì 13 febbraio 2015

Kill the poor - 36 songs about money, poverty, Pigs and PIIGS

Dopo decenni che leggo, rileggo e mi informo, trovo ancora inconfutabile questo estratto di Diego de Valencia (1608) in cui m'imbattei leggendo una tirata antimodernista di Massimo Fini: "Il male è venuto dall’abbondanza di oro, argento e moneta, che è stato sempre il veleno distruttore delle città e delle repubbliche. Si pensa che il denaro è quello che assicura la sussistenza e non è così. Le terre lavorate di generazione in generazione, le greggi, la pesca, ecco quel che garantisce la sussistenza. Ciascuno dovrebbe coltivare la sua porzione di terra e quelli che vivono oggi della rendita e del denaro sono gente inutile e oziosa che mangia quello che gli altri seminano".

L'oro e l'argento ... potremmo dire oggi: il denaro ... e quale denaro? Il denaro evocato per magia, il denaro-finanza, il denaro-nulla - moneta invisibile che è niente, ma genera lacci inestricabili ... le cifre digitali di un computer e nient'altro, questo sta risucchiando le ricchezze reali, tangibili, materiali di intere generazioni ... non si sono mai visti tanti ricchi, ricchi a dismisura ... montagne di ricchezza: e non è una metafora ... una multinazionale fattura più di un intero continente ... mai come ora vale la massima di Leon Bloy: il denaro è il sangue del povero. 
Ma egli lo versa in cambio di nulla.


Stazione Termini: 14 febbraio 2014

Una foto che scattai il 14 febbraio 2014: due povere alla Stazione Termini. Due vecchie donne accerchiate dai loro unici averi: buste di ogni genere, ciarpame vario, posate di plastica, cassette di frutta, coperte luride, una carrozzina. Sono anni che le vedo lì, in un ritaglio di marciapiede al centro della città più famosa del mondo, Roma, capitale della Repubblica Italiana, curve e mute fra migliaia di automobili, furgoni, motorette; decine di migliaia di passanti, milioni di turisti, trombette, ombrelli, schiamazzi, risate; centinaia di vigili, pompieri, poliziotti, carabinieri, assistenti sociali; eppure restano inosservate da tutti come in un incubo postmoderno di James Ballard.
Hanno acceso un focherello; si alza un fumo minuscolo: stanno arrostendo qualcosa.
Sullo sfondo, a sinistra, la statua in bronzo di Giovanni Paolo II, beato e santo, china la testa in una atteggiamento immedicabile di sconfitta.
Oggi ne ho rivista solo una. Nulla è cambiato, però.
Nulla.
Il Nulla domina le nostre vite, un signore invincibile che esige tutto in cambio di Nulla. In cambio del denaro che è Nulla. Il denaro miraggio, il denaro Nulla, il denaro che ci alletta, ci domina, ci sfianca e ci fa poveri.
Graziosi sillogismi prima della guerra.

2Pac - Keep ya head up
10 Spearhead - Crime to be broke in America
Aloe Blacc - I need a dollar
Arrested Development - Mr. Wendal
B.B. King - Why I sing the blues
Bruce Springsteen - Factory
Bruce Springsteen - Used cars
Candlebox - He calls home
Dave Matthews Band - Seek up
Dead Kennedys - Kill the poor
Elton John - On dark street
Eraserheads - Poorman's grave
Eric Clapton - Nobody knows you when you're down andout
Frank Zappa - Can't afford no shoes
G Love & The SPecial Sauce - This ain't living
Gil Scott-Heron - Whitey on the moon
Grandmaster Flash - The message
Hall & Oates - Rich girl
Harry Chapin - The day they closed the factory down
Jay-Z - Hard knock life
John Lennon - Working class hero
Joni Mitchell - Big yellow taxi
Judy Collins - Liverpool lullaby
Lara Lynn - Coal miner's daughter
Lynyrd Skynyrd - Mr. banker
Peter Tosh - The day the dollar die
Phil Collins - ANother day in paradise
Pulp - Common people
Pulp - Mis-shapes
Rage Against the Machine - No shelter
Reba McEntire - Fancy
Spearhead - Hole in the bucket
Stevie Wonder - Village ghetto land
Tom Waits - House where nobody lives
Tracy Chapman - Fast car
Tracy Chapman - Talkin' about a revolution

martedì 10 febbraio 2015

Nurse With Wound list vol. 40 (Seesselberg/Semool/Sonny Sharrock/Silberbart/Siloah/Smegma)

NWW list vol. 40. Siloah

235. Seesselberg - Synthetik 1 (1973). L'unico disco licenziato dai fratelli Seesselberg, nove tracce di effetti spaziali elettronici di oscillatori e sintetizzatori; potremmo dire: un'opera nata sulla scorta di Tangerine Dream, Klaus Schulze e Conrad Schnitzler et cetera, se non fosse che questi ultimi, pur maggiori, sono a sua volta discendenti e debitori di un'unica grande koiné musicale, sorta a Colonia negli anni Cinquanta. Per questo i dischi di Seesselberg (e dei colleghi citati) sono ancora godibili: non risentono di ingenuità pionieristiche, sono già adulti poiché s'avvalgono di ricerche già solide e formate; il loro merito comune fu di volgarizzare presso un pubblico giovane e non accademico tali sperimentazioni (al netto della genialità creatrice individuale: di Schulze e Tangerine, ad esempio). Eckhart Seesselberg, Wolf-J. Seesselberg, elettronica.

236. Semool (Francia) - Essais (1971). 11 saggi, certo, ma partoriti da uno schizofrenico. Ipnotici e sospesi accenni per chitarra che molestano la memoria di Interstellar overdrive (1), deformazioni vocali, strumming scombiccherati, inquietanti echi spaziali (7), schegge di avanguardia per pianoforte (5-6), estratti rock (10), noise redenti da rielaborazioni di Black sabbath (3) ... chi offre di più? I più sbarazzini di noi non potranno sottrarsi all'ascolto. Da sentire. Philippe Martineau, chitarra, percussioni; Olivier Cauquil, chitarra, tastiere; Rémy Dédé Dréano, percussioni.

237. Sonny Sharrock (Stati Uniti) - Monkey-pockie-boo (1970). Puro noise per batteria e chitarra, straziato dai vocalizzi da tribade di Linda Sharrock, moglie del Nostro; la no wave di New York, ma con qualche anno d'anticipo. Per orecchie robuste. Linda Sharrock, voce; Warren 'Sonny' Sharrock, voce, chitarra; Beb Guérin, basso; Jacques Thollot, batteria.

238. Silberbart (Germania) - 4 times sound razing (1971). Power trio roccioso e ben amalgamato per un hard rock tipico dei Settanta; l'architettura di tre delle quattro tracce però, oltre i dieci minuti, stravolge qualsiasi cliché: saliscendi sonori, distorsioni, ritmica di granito, sublimano la consueta materia di genere in una psichedelia dagli accenti corruschi e fascinosi. Bravo (e misconosciuto) Teschner. Hajo Teschner, voce, chitarra; Werner Klug, basso; Peter Behrens, batteria, percussioni.

239. Siloah (Germania) - Siloah (1970). Folk, psichedelia, influssi orientali, reiterazioni ipnotiche cullate da dolci percussività ... nulla di nuovo, nulla di eclatante, eppure tale impasto è inconsciamente rielaborato, come sempre alle latitudini germaniche, con accenti arcani quasi impercettibili all'orecchio, pur allenato; e assolutamente inudibili per quello grossolano. La declinazione gotica dell'orientalismo hippie (già dei maestri Amon Duul I) che, in tale opera, tocca uno dei vertici del periodo con il trionfo di Aluminum wind (18'26''). Inevitabili. Heinrich Stricker, voce; Thom Argauer, voce, chitarra; Wolfgang Görner, basso; Manuela Freifrau Von Perfall, percussioni.

240. Smegma - Glamour girl 1941 (1979). Gruppo genericamente impermeabile alle mode e alla fama, gli Smegma (ancora attivi) s'inscrivono nel magico circolo sperimentale LAFMS (Los Angeles Free Music Society); vi abbiamo felicemente sbattuto le orecchie tre volte (Airway, NWW3 e Doo-dooettes & Le Forte Four, NWW83 e NWW151). Nel caso degli Smegma, il nome e una traccia, la quinta, concettualmente paradigmatica (I am not artist) la dicono già tutta sul contenuto. S'inizia con un jazz dai toni languidi e obliqui, ma le crepe della ragionevolezza permettono presto la colatura dell'insania: vociferazioni, loop, rumoristica assortita e, a chiudere, un inaspettato solo guitar; debitamente sporcato, ovvio: i Nostri non vogliono applausi. Bravi! Kantor (Istvan Kantor), Hair Cess Poole (Harry Cess Poole), voce; Mr. Ritz (Allen Lloyd), voce, tastiere; Frank (Frank Chavez), sassofono; Dr. Id (Mike Lastra), effetti; D.K. (Brad Ostetler), voce, basso; Reet (Eric Stewart), voce, chitarra; basso, effetti; Danton (Danton Dodge), voce, batteria; Erph-Puss (Amy DeWolfe), batteria.


sabato 7 febbraio 2015

Mutant Sounds reborn - The Italian posts of Mutant Sounds vol. 16 (Mr. Andrew/Nicola Frangione/N.O.R.M.A.)


Indice generale/General index

Mr. Andrew - Magic planet (1982). Excellent minimal synth meets space electronics project by Mr. Andrew,of Flo and Andrew fame.Released in 1982 through Base label.

Nicola Frangione - Mail music project (1983). In the spirit of the Mail Art movement of the 1980s comes the Mail Music project. Collecting 47 sound art samples sent in from around the world, Nicola Frangione compiles them together in a pastiche manner similar to the Distruct LP compiled by P16.D4. Each side is one continuous track and the individual sound submissions which are approximately 1 - 1.5 minutes long, overlap giving the impression of a collage work. This was a time when DIY was flourishing and the result is captured beautifully here. Only a few of the artists are well known: Maurizio Bianchi, Vitore Baroni, P16.D4, Masami Akita, Naif Orchestra. But don't let that put you off. This is one of the best compilations in the vein of whacked / experimental music to come out of the 1980s. In a numbered, limited edition of 1000, this LP is very hard to find today.
Thank you Dan for this gem!

N.O.R.M.A. - N.O.R.M.A. (1992). This Italian octet's impishly whimsy-fied approach fuses R.I.O.-lite stylizations to sting quartet, film score and circus-y maneuvers by way of CD DJ scramblification in a rather theatrical fashion that gives the whole a certain Downtown NY patina. Though there's a tendency to get a mite precious here and there (their opening gambit of covering Bernard Hermann's Psycho score a case in point), much of this is quite curious and rewarding in it's own discreetly arch fashion.

Salvate il soldato Erri ovvero: un rigo, un rigo appena

"Nel settembre 2013, la LTF, ditta francese costruttrice della linea TAV Torino-Lione, annuncia una denuncia contro lo scrittore Erri De Luca, per le dichiarazioni rese all’Huffington Post Italia e all’Ansa. La denuncia viene effettivamente depositata il 10 settembre 2013 presso la Procura della Repubblica di Torino … il 5 giugno 2014 si è svolta la prima udienza preliminare, a porte chiuse. Il 9 giugno 2014 viene stabilito il rinvio a giudizio, per il 28 gennaio 2015. L’accusa è di aver ‘pubblicamente istigato a commettere più delitti e contravvenzioni’."

Questo il resoconto, parziale, ma scarno ed esatto, degli antefatti che hanno causato il rinvio a giudizio dello scrittore Erri De Luca.
Il processo è, perciò, in pieno svolgimento.
Ho precise opinioni su Erri De Luca, quale artista e uomo.
Ne ho altrettali, ben radicate, sull'opera comunemente conosciuta come TAV, acrostico di Treno Alta Velocità (tratta ferroviaria Torino-Lione), oggetto di contrasti durissimi.
Queste opinioni e convincimenti, tuttavia, qui non valgono; le metto tra parentesi, le ignoro; non servono ai fini della valutazione dell'episodio in esame, ovvero il rinvio a giudizio di uno scrittore e intellettuale italiano per una riga di intervista.
Spero che anche voi deponiate tali pregiudizi.
Ed ecco il casus belli, l'intervista di Erri De Luca all'Huffington Post, 1 settembre 2013. Versione integrale.

Erri De Luca, ha ragione il procuratore capo di Torino quando paventa il terrorismo No Tav?
Caselli esagera.

Forse esagera, ma in macchina i due ragazzi arrestati avevano caricato molotov ...
(sorride ironicamente) ... Sì, pericoloso materiale da ferramenta. Proprio quello che normalmente viene dato in dotazione ai terroristi. Mi spiego meglio: la Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo.

Dunque sabotaggi e vandalismi sono leciti?
Sono necessari per far comprendere che la Tav è un'opera nociva e inutile.

Sono leciti anche quando colpiscono aziende che lavorano per l'Alta Velocità come quella di Bussoleno, chiusa per i continui danneggiamenti? Non si rischia un conflitto tra lavoratori e valligiani?
La Tav non si farà. È molto semplice.

La posizione è chiara. Ma è antitetica a quella presa dal governo.
Non è una decisione politica, bensì una decisione presa dalle banche e da coloro che devono lucrare a danno della vita e della salute di una intera valle. La politica ha semplicemente e servilmente dato il via libera.

Di questo passo, afferma Caselli, arriveremo al terrorismo. Lei invece quale soluzione propone?
Non so cosa potrà succedere. Mi arrogo però una profezia: la Tav non verrà mai costruita. Ora l'intera valle è militarizzata, l'esercito presidia i cantieri mentre i residenti devono esibire i documenti se vogliono andare a lavorare la vigna. Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l'unica alternativa.

Politicamente come si risolve?
Arriverà un governo che prenderà atto dell'evidenza: la valle non vuole i cantieri. E finalmente darà l'ordine alle truppe di tornare a casa.

Questo l’intervista. Ed ecco l'articolo del codice penale (art. 414) di cui si sostanzia il corpo dell'accusa.

“Chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più reati è punito, per il solo fatto dell'istigazione:
1) con la reclusione da uno a cinque anni, se trattasi di istigazione a commettere delitti;
2) con la reclusione fino a un anno, ovvero con la multa fino a duecentosei euro, se trattasi di istigazione a commettere contravvenzioni”. Et cetera

Per istigatore s'intende colui che suscita e rafforza in altri individui specifici propositi criminosi.
Spiega, infatti, il magistrato Andrea Padalino: "Quell’intervista aveva la capacità di suscitare dei comportamenti, che poi in concreto si sono verificati ...".

E poi aggiunge, con un velo di sarcasmo:

"[De Luca] diceva che quelle cesoie servivano. È un purista della lingua e sa bene usare l’imperfetto. Si riferiva a un’azione passata mentre alcuni antagonisti stavano per andare a tagliare le reti. Lui dice che quellazione deve continuare, è questo il senso di quell’imperfetto".

Abbastanza chiaro. Ci si potrebbe dilungare in considerazioni da leguleio sull'apologia di reato o l'accordo per commettere reati (art 115 C.P). Sarebbe bello spaccare il capello in quattro e andare avanti per giorni a parlare di nulla.
Voglio solo notare questo: si può essere d'accordo con i pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo; e col GUP (giudice udienze preliminari) Roberto Ruscello che ha rinviato De Luca a giudizio.
Le accuse sembrano apparentemente razionali, se non fondate; molto più convincenti, apparentemente, dell'autodifesa di Erri De Luca, che accampa, quale discolpa, le consuete e fruste dichiarazioni a petto nudo sulla libertà d'espressione.
Eppure questo processo è una ingiustizia somma. Anzi: una vergogna.
Lo affermo esplicitamente: è giusto e sacrosanto manifestare, in qualsiasi forma, a favore dell'assoluzione di Erri De Luca; è giusto e sacrosanto ribadire che una sua eventuale condanna, a una pena pur minima, costituirebbe, di fatto e simbolicamente, uno scandalo ripugnante.
Perché? Perché ritengo che chiunque abbia una pur pallida contezza della situazione politica italiana non può non avvertire (sulla scorta di una sincera analisi civile e intellettuale) che tale vicenda è il frutto abnorme di una relazione fra Stato e cittadino basata sulla protervia e l’intimidazione.
Per una serie di motivi.
Anzitutto la sproporzione del volume di fuoco. Da una parte un semplice individuo, dall'altra la macchina burocratica e giudiziaria dello Stato Italiano che muove dalle accuse di una multinazionale.
E poi il contesto. "Accusare un uomo di omicidio quaggiù in Vietnam era come fare contravvenzioni per eccesso di velocità alla 500 Miglia di Indianapolis", afferma Sheen/Willard in Apocalypse now a proposito della sua missione contro Brando/Kurtz, colpevole solo di dire la verità e uccidere il prossimo senza le menzogne della retorica patriottarda. Accusare di istigazione a delinquere uno scrittore? In Italia, nel 2015? Con l'intera penisola nelle mani di associazioni a delinquere, ormai tranquillamente in osmosi col mondo produttivo/industriale e politico/amministrativo politico? Richiedere il rigore della legge, in tal caso, e nella situazione italiana attuale, significa essere ai sacrifici umani.
E ancora il contesto: quante istigazioni a delinquere abbiamo sentito, in Parlamento, nei consigli locali, sui giornali, in televisione, nelle bacheche di commento online, negli ultimi vent'anni? Scioperi fiscali, proiettili per magistrati, vilipendi? Sono stati puniti?
Ma c’è una considerazione che più mi preme.
Un rischio che forse è già realtà.
È possibile che il processo a Erri De Luca non sia che una ritorsione della Ragion di Stato? Che il Moloch repressivo-giudiziario si sia mosso esclusivamente perché alcuni individui dissentono dallo spirito dei tempi? Dal pensiero unico economico-finanziario?
Se il Potere (uso questa parola generica e goffa per pura comodità) ritiene un'opera o un comportamento o una legislazione necessari (come l'intervento nella guerra dei Balcani o il Ponte  sullo Stretto o la dismissione del patrimonio pubblico, ad esempio), Esso, tramite la macchina giudiziaria e statale, potrà bloccare o scoraggiare qualsiasi tentativo di opposizione a tale Direttiva Somma o Ragion di Stato. Il ginepraio giurisprudenziale, la forza dell'apparato, si prestano a questo. Chiunque si opponga (con successo o forza crescente) a tale Ragione, a tale fabula dominante, finirà nel tritacarne. Basta aspettare il dissidente come fa il cacciatore con la selvaggina di passo. Chi, viceversa, viola le stesse regole, ma è ritenuto innocuo, potrà tranquillamente scapolarsela.
Erri De Luca ha, forse, istigato a delinquere (e il rinvio a giudizio è, perciò, forse, formalmente impeccabile), ma il prezzo che egli paga o, forse, pagherà non è dovuto alla precisa violazione di articoli del codice, ma alla sua azione contro la Ragione di Stato (che, poi, non coincide certo con le magnifiche sorti dell’Italia, ma solo di alcune lobby finanziarie).
Erri De Luca è una vittima del Potere, ostacolato nel suo puro dispiegarsi, al di là degli interessi comuni.
Per questo deve essere assolto.

* * * * *

En passant è bello notare la quasi completa assenza del sedicente ceto intellettuale italiano dal dibattito.
Mai visti elementi più mediocri, grigi, conniventi e neghittosi.
Alla faccia dell'engagement! Ovviamente nessuno esige un intervento degli intellettuali italiani a favore di Erri De Luca; se ne esige, invece, uno qualunque: magari a sfavore.  
E pensare che fino a qualche settimana fa questi eroi facevano a gara per infilarsi una trombetta nel culo e spetezzare sulla libertà di espressione e di satira.
Ora su tutte le vette è pace.
Mota quietare et quieta non movere, per carità.

martedì 3 febbraio 2015

Suicide is self expression - 35 songs about the other death

Il 25 novembre 1970 Mishima Yukio dà gli ultimi ritocchi al romanzo finale della tetralogia Il mare della fertilità. Sa di dover morire, di propria mano, come deciso. Prepara il manoscritto per la spedizione all'editore. Quindi indossa l'uniforme della Società dello Scudo (Tate no kai, sorta di organizzazione paramilitare e spirituale da lui fondata); prende con sé un'antica spada da samurai e una daga.
Prima di uscire lascia scritta una breve notazione, condannata a essere postuma: "La vita umana è breve, ma io vorrei vivere sempre".
Si avvia, quindi, verso l'edificio del Ministero della Difesa, assieme a quattro commilitoni. Ha un appuntamento con il generale Mashita (che ha acconsentito a ricevere lo scrittore proprio perché interessato a quella spada).
Durante il tragitto Mishima passa davanti alla scuola della figlia Noriko. Commenta, con quel cinismo che ama nascondere il sentimento: "È il momento in cui, in un film, si sentirebbe una musica patetica".
Le scene si susseguono veloci: il gruppo è accolto senza sospetti; presto i cinque prendono possesso dell'ufficio militare; il generale è legato, le porte verso l'esterno vengono serrate. Si tratta. Fra le condizioni per il rilascio dell'alto ufficiale Mishima esige che i soldati si riuniscano in massa proprio sotto il balcone dell'ufficio; creato un proprio pubblico, circa mille uomini, egli li arringa con durezza:

"Abbiamo assistito stringendo i denti, al gioco della politica interna a dissimulare le contraddizioni, mentre sprofondava nell’ipocrisia e nella bramosia di potere. Abbiamo assistito alla difesa dei particolarismi e degli interessi personali. Abbiamo visto affidare a Paesi stranieri i piani riguardanti i prossimi cento anni della Nazione; abbiamo visto l’umiliazione della disfatta nascosta per non essere cancellata, e gli stessi nostri connazionali profanare la storia e le tradizioni del Giappone ... Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! E’ bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l’esistenza di un valore superiore all’attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo. Non c’è nessuno tra voi che desideri morire per sbattere il proprio corpo contro quella Costituzione che ha evirato il Giappone? Se c’è, che sorga e muoia con noi! Abbiamo intrapreso questa azione spinti dall’ardente desiderio che voi, che avete uno spirito puro, possiate tornare ad essere veri uomini, veri samurai!" (1)

La Patria venduta all'americano, all'invasore. La Patria perduta. La mercificazione delle tradizioni, la scomparsa della storia. Il simbolo celeste dell'Impero ridotto a burattino. Mishima sbraita, torce il volto nell'invettiva. Non sono tempi da Enrico V, Certo. Mishima è solo, disperatamente. Quello che ha mosso intere generazioni pare svanito dai cuori dei giapponesi. Il discorso è accolto da urla di disapprovazione e strepiti neghittosi.
Mishima rientra nella sala. Prepara con freddezza il suicidio rituale.
Lo esegue. Morita, il suo più fedele compagno, è pronto a decapitarlo per evitargli le ultime indicibili sofferenze, ma esita. Trema. Hiroyasu Koga gli strappa l'arma dalle mani. Con un sol colpo spicca la testa di Mishima dal busto. Morita si accascia per la vergogna, incapace di imitare il sensei. Ma vuole la morte anch'egli. Supplica Koga: "Colpisci!", gli dice, liberandosi così dalla responsabilità e dall'onta.
L'azione è finita. Irrompono le forze dell'ordine e i giornalisti. Le teste di Mishima e Morita sono composte accanto ai corpi. I tre superstiti vengono arrestati e condannati. La burocrazia e l'ordinarietà borghese masticano con cura l'evento, con la tranquilla sicumera dei mediocri, sino ad espellerlo dal cono di luce della sovversione. Ben altre cure agitano i cuori dei giapponesi! Lo stesso primo ministro liquida con fastidio la questione ("Era pazzo"), come se un venditore importuno fosse venuto a molestare un sonnellino domenicale.
Il suicidio, eclatante, non mosse più di una breve onda. Era fuori sincrono con le ansie del nuovo mondo: un atto ormai incomprensibile. Folle. Lo si riguardava scuotendo il capo, colla sufficienza per cui si accolgono, in un mondo insulso e sicuro, pacificato e tiepido, le gesta barbariche di un passato esagitato e spaventevole.
Solo il generale sequestrato, Mashita, figlio di un mondo più antico, poteva capire quella sequenza di sconsideratezze. Un militare. Di fronte alle vite spezzate pronunziò la preghiera buddista dei morti: Namu Amida Butsu, auspicio per la Terra Occidentale.
Poi disse: "Non continuate questa carneficina, è inutile. Coprite i morti". C'è tutto in queste parole. La comprensione, come detto, ma anche nostalgia, pietà e disprezzo per se stessi.
Mishima, come tutti coloro che non credevano più in nulla, e che scorgevano il vuoto dietro ogni atto, si aggrappò a qualsiasi cosa che fosse un pieno. Il Giappone, gli antenati, la tradizione. Ma il proprio tempo lo tradì, esprimendogli il più gaglioffo degli sberleffi. Patetico Mishima! Gigantesco fratello!
Queste le ultime parole dell'ultimo romanzo, vergate il giorno stesso del suicidio.

"Nel boschetto, al di là della distesa erbosa, gli aceri prevalevano sulle altre essenze. Una porta di giunco intrecciato si apriva sulle colline. Ancorché fosse piena estate, qualcuno degli aceri era rosso e accendeva di fiamme la vegetazione. Qualche posapiedi era sparso qua e là sull'erba, timidamente fiorita di garofani selvatici. A sinistra c'era un pozzo con la sua carrucola. Sul tappeto verde, uno sgabello di smalto arroventato dal sole avrebbe ustionato chiunque si fosse arrischiato a sedervisi. Sopra il verde crinale dei colli le nubi dell'estate allineavano le loro precipiti pareti.Era un giardino pacificante e sereno, senza niente di particolare. Come un rosario che scorra fra le dita, vi regnava, assordante, il canto delle cicale.
Nessun rumore al di fuori di quello.
Il giardino era vuoto.
Era venuto, rifletteva Honda, nel luogo del nulla, ove ogni ricordo è cancellato.
Il sole estivo inondava la pace del giardino"

Fine de Il mare della fertilità, 25 novembre 1970


10 Years Today - Bullet for my Valentine
Avenged Sevenfold - I won't see you tonight
Barclay James Harvest - Paper wings
Cavalera Conspiracy - Bonzai kamikaze
Cheap Trick - Oh Candy
Collective Soul - Bleed
Crowded House - Hole in the river
Cure - The reasons why
David Bowie - Rock 'n' roll suicide
Dead Kennedys - Straight A's
Decemberists - We both go down together
Eels - Elizabeth on the bathroom floor
Green Day - Give me novocaine
Guy Clark - Heroes
Johnny Cash - I drove her out of my mind
Leonard Cohen - Seems so long ago Nancy
Lucinda Williams - Seeing black
Manic Street Preachers - William's last words
Macy Playground - One more suicide
Megadeth - Skin 'o my teeth
Morrissey - Staircase at the university
Ozzy Osbourne - Suicide solution
Paul Westerberg - Self-defense
Pearl Jam - Jeremy
Peter Gabriel - Home sweet home
Pink Floyd - The final cut
Police - Can't stand losing you
Red Hot Chili Peppers - Otherside
Replacements - The ledge
Rise Against - Survive
Slipknot - Everything ends
Stereophonics - Local boy in the photograph
Third Eye Blind - Jumper
Three Days Grace - Never too late
Type O Negative - Gravitational Constant-G = 6.67 x 10-8 cm-3 gm-1 sec-2

Mummificare l'ascoltatore/2



L'ultimo bacio ... Le ultime foto di John Lennon ... Le ennesime bende funebri per l'ascoltatore italiano, ridotto ormai, più che a mediocre utente, a veneratore di santini ...
Immagina! Immagina un mondo in cui le riviste e i critici svolgono seriamente la professione dividendo la musica in bella e brutta ... un danno epocale per le majors: gli utenti si sparpaglierebbero come api di un alveare impazzito ... alla propaganda discografica occorrerebbero migliaia di retini per acchiapparli di nuovo ... uno spreco di risorse ... si dovrebbe magari produrre qualche artista vero ... non sia mai! Meglio ammassare i gonzi in comode ceste di Natale ... ognuno il suo degenere ... molto più facile ... e poi c'è il passato ragazzi, non vorremo mica sprecare la pubblicità quarantennale? Nonni, figli, nipoti (chi offre di più? Bisnipoti? E sia!) debbono assaporare gli stessi gusti ab aeterno ... la bocca larga di Jagger - allargatasi nel 1960 circa - continua ad allargarsi ancora ... i nonni passano il morbo ai bisnipoti ... stessa pubblicità stesse mosse stesse foto stesse dichiarazioni stessi dischi ... e i soldi girano servendo gli stessi gelati d'allora ... certo, ogni tanto qualche dinosauro crepa, ma i b sides i rutti fuori campo i live le inaspettate chicche le raccolte le celebrazioni sono fra noi ... d'altra parte: qualcuno si è accorto, discograficamente, della morte di Michael Jackson? Sempre qui, autentico rèvènant capitalista ... Jacko, mon semblable mon frère ...