venerdì 28 febbraio 2014

Talking Heads - Memories can't wait. The best of Talking Heads (2014)



Cosa dobbiamo, a quasi quarant'anni di distanza, ai Talking Heads? Quella di averci liberato dal rock, dai patemi del rock, dalle pastoie del luogo comune del rock.
Ecco il cantante rock che avanza sulla scena, blatera, suda, urla - un Dioniso crocifisso che rende plastico il proprio dolore e il dolore del mondo; e il chitarrista che officia questo rituale sacrificio di morte e rinascita, dietro ai clangori della sezione ritmica; e tutti i parafernalia e il bric-à-brac connessi a tale messa in scena: le luci, i fumi, gli annunci roboanti, gli aizzamenti del pubblico - sempre meno pubblico e sempre più congregazione fanatica - e poi i bis, i tris, i karaoke, gli assoli, i ritornelli ...
David Byrne, Jerry Harrison, Tina Weymouth e Chris Frantz fanno retrocedere d'un colpo, sino al dejà vu, tutto questo (in alcuni casi lo rendono kitsch, improponibile): la loro musica è, invece, priva di pathos, asettica, bianca, ritmata sino al ballabile e alle fredde ingerenze world di I Zimbra e Remain in light; e declinata dalla voce pacatamente lounge e schizoide di Byrne. Per operare tale rottura i Nostri si affidarono alla persona giusta: Brian Eno; e svernarono nella capitale del mondo, New York, che, durante la no wave, di tale rottura sarà l'incubatrice, partorendo psicopatici in serie: Mars, Suicide, Arto Lindsay, DNA.
Ai Talking Heads va, però, riconosciuto un ulteriore doppio merito: quello di essere arrivati primi (i demos della CBS datano al 1975), mentre tutto il mondo si preparava, invece, al punk e all'hardcore, ovvero a quelle ultime, oblique reviviscenze della brutalità rock più sanguigna; e quello di aver seppellito, nella loro tana, pure il maledettismo dei Velvet Underground che, dalla loro prospettiva, gelida e distaccata, soffriva un decadentismo estetizzante troppo marcato.
Alle calde e rassicuranti mattane del rock 'n' roll, incendiarie e risapute, i Talking Heads opposero una pop dance fintamente composta: d'una calma inquietante come un paziente sotto sedativo.

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