venerdì 29 luglio 2011

Zoogz Rift - Amputees in limbo (1984)

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Zoogz Rift (al secolo Robert Pawlikowski), prematuramente scomparso nel marzo scorso, ha visto consolidarsi nel tempo il rango di allievo, misconosciuto, di Captain Beefheart e Frank Zappa.
Zoogz mancava della profondità destrutturante o del genio negli arrangiamenti dei due Maestri: i suoi sono quadri minimi, burleschi e cacofonici, che, a volte, si risolvono nel semplice gusto dello scherzo triviale (vedi il nome dato al complesso d’appoggio, Mr. Rift and His Amazing Shitheads o a certe sue autoproduzioni antecedenti, come Can you smell my genitals); tale leggerezza riposa, tuttavia, su una consapevolezza musicale fuori del comune e rimane incerto se egli si diverta a dissipare la propria sapienza o sia semplicemente affetto da quella malattia goliardica, composta in egual misura da anarchismo ed esibizionismo (fu persino wrestler in una lega minore) - malattia che ha perduto molta gente prima di lui, addirittura lo stesso Frank Zappa ai tempi degli insipidi barzellettieri Kaylan e Volman; non che queste prese per i fondelli non siano altamente godibili: But the picture has a moustache ridicolizza Sunshine of your love*; Buffy and Jody si accanisce contro i protagonisti di una melassosa situation comedy anni Sessanta; la profetica Heart attack viene declamata fra lo strimpello di organetti dementi; Searchin' for clams under the glass bottom boat è un duetto tra sassofono e vibrafono, siparietto strumentale per ripigliare fiato.
Ma il salto di qualità avviene con My daddy works for the secret marines, caracollante e ripetitiva, che il Nostro infioretta di nonsensi sbarazzini e cesellature chitarristiche, e la cui struttura ritroviamo in Moron serenade nonché in Evil eye virata, però, in quest’ultimo caso, su toni reggae; un lungo, bellissimo assolo esorna la jam Secret marines – the sequel, ma le partiture di Zoogz si accartocciano presto: My stuffed animals have rabies si lancia in una torrenziale tirata à la Beefheart, Disintegration waltz presta fede al titolo e presenta chitarre allo sbando con sberleffo finale (un accenno di Pretty woman); in Art band, vera dichiarazione d’intenti, la solita orchestrazione bizzarra con organo, fiati, percussioni e basso, gira in tondo a supportare gli sproloqui del cantante, più esagitato del solito.
Amatoriale (forse per scelta o compiacimento), e sicuramente episodico, l’universo di Zoogz Rift può certamente giudicarsi angusto se paragonato ai due artisti a cui, necessariamente, la sua musica viene ricollegata. Dobbiamo ascrivergli, tuttavia, oltre all’indubbio talento di strumentista, il merito di aver creato un moderno avanspettacolo, in cui canzone, dileggio e improvvisazione convivono serenamente: in questo ambiente peculiare regnò per decenni come un Falstaff impenitente. 

* In realtà But the picture has a moustache era un verso della canzone SWLABR, lato B di Sunshine of your love. SWLABR è acronimo di She was like a bearded rainbow, riferito ad una cornificatrice. 

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